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martedì 1 ottobre 2013

4 ARTICOLI DEL CORRIERE DELLA SERA SULLA QUESTIONE OGM (MARZO 2012)

  • sugli OGM/1 Corriere della Sera 16.03.12

    Tecnologia Il ministro dell' Ambiente insiste: evitare le crociate. Confagricoltura: giusto sperimentare
    Il governo si divide sugli Ogm Catania contro Clini: non servono
    Critiche anche da ecologisti e sinistra. Della Vedova (Fli): niente tabù Coldiretti «Dal ministro l' ultimo caso di sottovalutazione nei confronti del made in Italy» A Pordenone I soci di Futuragra: «Pronti a mettere a disposizione i campi per semine sperimentali»
    ROMA - Ha parlato di Ogm rilanciando la ricerca e non escludendo «alcune possibili applicazioni», e ha scatenato molte polemiche, ma anche plausi. Un dibattito che il ministro dell' Ambiente Corrado Clini auspicava con l' intervista rilasciata ieri al Corriere. «Dobbiamo uscire fuori dalla crociata aprioristica contro gli Ogm», ripete adesso il ministro Clini anche davanti alla presa di distanza del suo collega di governo Mario Catania, responsabile dell' Agricoltura, pur ribadendo che rimarrà il divieto di coltivare Ogm. «Sono contrario all' uso di Ogm in agricoltura, l' Italia non ne sente assolutamente il bisogno», ha voluto specificare il ministro Catania, spiegando però di essere d' accordo con Clini sulla posizione da lui tenuta a Bruxelles in materia e anche sulla sua idea di aprire le porte alla ricerca sugli Ogm. Pure Corrado Clini aveva espresso il suo dissenso all' uso degli Ogm nell' agricoltura, sebbene soltanto in quella alimentare. Ma questo non è stato sufficiente ieri per frenare la sequela di polemiche degli ambientalisti, della Coldiretti, del Pd, della Lega Nord, di Sel e anche dei Verdi che oggi manifesteranno davanti a Montecitorio contro la posizione di Clini. Tutti preoccupati per l' agricoltura nostrana. «L' agricoltura italiana deve puntare sulla qualità e sull' eccellenza e non sugli Ogm» ha detto infatti Dario Franceschini, capogruppo alla Camera del Pd al quale hanno fatto eco le parole dei due senatori Ecodem del Pd, Francesco Ferrante e Roberto Della Seta: «Clini fa bene il ministro dell' Ambiente ma è meglio che non si occupi di Ogm». Gianpaolo Dozzo, capogruppo della Lega Nord, ha rilanciato: «Credo che Clini abbia fatto un autogol». A difendere il titolare dell' Ambiente è invece il capogruppo di Fli alla Camera Benedetto Della Vedova: «No ai fanatismi e ai tabù, l' Italia non può sottrarsi alla ricerca e alla sperimentazione degli Ogm». Con lui anche la radicale Antonietta Farina Coscioni e il deputato del Pdl Lucio Malan che, sostenendo che «gli Ogm non sono il diavolo», va a sbattere contro un fronte compatto di ambientalisti che partono dal Wwf, passano per Legambiente, arrivano a Greenpeace e si dicono tutti «molto preoccupati» dalle parole di Clini. Così come lo è il gruppo Aboca, un' azienda agricola impegnata nel settore agro-farmaceutico. Contro Clini anche la Coldiretti, sebbene il ministro abbia detto di condividere le loro preoccupazioni sull' agricoltura alimentare e di non volere in questo campo l' uso degli Ogm: «Da Clini arriva l' ultimo caso di sottovalutazione e disattenzione nei confronti del made in Italy». Positive invece le valutazioni nei confronti della posizione del ministro da parte di Federalimentare, Assobiotec e Confagricoltura. Quest' ultima, per bocca del suo presidente Mario Guidi, ha voluto dire: «Non vogliamo affermare che gli Ogm fanno bene o fanno male, ma soltanto che gli sperimentatori possano fare il loro lavoro con tranquillità». Futuragra, un' associazione di Pordenone di imprenditori agricoli, non soltanto esprime la sua soddisfazione per le parole di Clini, ma «si impegna a mettere a disposizione una parte dei 30 mila ettari dei campi dei suoi associati per dare il via a semine sperimentali in campo, nel rispetto della regolamentazione», come ha spiegato il presidente Duilio Campagnolo. Alessandra Arachi RIPRODUZIONE RISERVATA **** Il glossario Ogm Un organismo geneticamente modificato è un essere vivente che possiede un patrimonio genetico modificato tramite tecniche di ingegneria genetica, che consentono l' aggiunta, l' eliminazione o la modifica di elementi genici Transgenici Sono quegli organismi nei quali nel genoma vengono inseriti geni provenienti da un organismo di specie diversa Biotecnologia È il ramo della biologia che riguarda le applicazioni tecnologiche che consentono di produrre o modificare prodotti per un fine stabilito. Tra queste applicazioni rientrano anche quelle che producono Ogm Ingegneria genetica Riguarda le tecniche che permettono di isolare geni, clonarli e introdurli in un ospite eterologo (differente da quello originale). In riferimento agli Ogm, permettono di alterare la sequenza di Dna del gene originale e di produrne uno più adatto a rispondere a esigenze specifiche MutagenesiSono le mutazioni spontanee del Dna. Insieme agli innesti, tecniche note agli agricoltori, sono suggeriti come metodi alternativi alle colture ogm
    Arachi Alessandra
    Pagina 28
    (16 marzo 2012) - Corriere della Sera

    • sugli OGM/2 Corriere della Sera 16.03.12

      Le ricerche e i pericoli In Italia è vietata la coltivazione, ma è possibile importare mangimi modificati
      Cibi, ambiente e allergie: i dubbi sul biotech
      L' aumento delle intolleranze e i timori sulle contaminazioni
      Si riaccende in Italia la polemica sugli Ogm e si ricostituiscono le fazioni di chi si dichiara pro e chi contro, di chi fa scelte ideologiche e di chi ha interessi da difendere, di chi si schiera con il suo partito politico e di chi prende posizione senza conoscere bene l' argomento del contendere. E di chi, soprattutto, nutre dubbi sulla loro sicurezza per la salute e per l' ambiente. Tutto questo non stupisce: nel 1974, due anni dopo la costruzione del primo essere geneticamente modificato della storia, un batterio chiamato E.coli, i ricercatori, riuniti ad Asilomar, in California, avevano imposto una moratoria di due anni sulle ricerche e avevano messo a punto una serie di regole per la sperimentazione degli Ogm (cioè di organismi, batteri, piante o animali, il cui patrimonio genetico viene direttamente manipolato, di solito con inserimento di nuovi geni). Ma le incertezze rimangono, a distanza di anni, nonostante oggi le colture biotech siano in crescita costante in tutto il mondo: nel 2011, 160 milioni di ettari di terreno, in 20 Paesi del mondo (di cui 19 in via di sviluppo), sono stati coltivati con piante transgeniche con il coinvolgimento di 16,7 milioni di agricoltori. Non in Italia, però, dove l' uso di sementi ogm è proibito. «Ma noi - dice Giorgio Poli, preside della Facoltà di Veterinaria dell' Università di Milano - importiamo mais e soia per l' alimentazione animale. E comunque buona parte dei prodotti industriali che mangiamo, salse, merendine, lecitina di soia, contengono Ogm, anche se in minima quantità, per cui non è nemmeno obbligatoria la dicitura sull' etichetta». È questa presenza, più o meno dichiarata di Ogm nei cibi, che fa temere per la salute. E anche il fatto che mangiamo carne e beviamo latte di animali alimentati con mangimi biotech non tranquillizza perché fa pensare a «contaminazioni» possibili. Giorgio Poli, citando una ricerca scientifica promossa qualche tempo fa dall' Unione Europea con il coinvolgimento di oltre 400 enti pubblici, esclude che ci siano rischi. «Non si è dimostrato alcun legame - commenta Poli - fra allergie o resistenza agli antibiotici e consumo di Ogm». Ma molti ricordano le ricerche di Arpad Pusztai, il ricercatore ungherese che aveva messo in relazione il consumo di patate transgeniche con la comparsa di alterazioni del sistema immunitario nei topi, e si chiedono: da che cosa sono provocate certe intolleranze alimentari o certe malattie autoimmuni che stanno aumentando un po' dappertutto? La ricerca dovrebbe trovare la risposta, in particolare per quanto riguarda gli effetti a lungo termine, ma, in un momento in cui i finanziamenti sono ridotti all' osso, soprattutto nel pubblico, non si può sperare tanto. Le perplessità, dunque, rimangono e per questo molti adottano un principio di precauzione: si astengono dal consumo prima che non venga definitivamente certificata al 100 per cento la sicurezza. L' altro grande timore riguarda l' ambiente, ma anche in mancanza di prove di danni provocati da culture biotech, qualora si rispettino precise regole che riguardano le distanze fra campi ogm e non ogm, c' è qualche ricercatore che propone soluzioni alternative. «Un' agricoltura davvero sostenibile - commenta Andrea Segrè preside della Facoltà di Agraria di Bologna - dovrebbe prendere in considerazione tecniche alternative, le cosiddette tecniche non ogm, che sfruttano i processi di selezione tradizionale, riducendo però i tempi». Sono metodi che si richiamano alla mutagenesi (cioè alle mutazioni spontanee del Dna) e agli innesti, da sempre noti agli agricoltori. Adriana Bazzi RIPRODUZIONE RISERVATA
      Bazzi Adriana
      Pagina 28
      (16 marzo 2012) - Corriere della Sera

      • sugli OGM/3 Corriere della Sera 16.03.12


        Il commento
        Se la Paura fa Ombra alla Scienza
        D i tanto in tanto ritorna in ballo l' argomento degli Ogm, della loro supposta pericolosità e della loro utilità. Passano gli anni, ma dal punto di vista scientifico non è cambiato niente, anzi le sicurezze si sono rafforzate nel tempo. In sintesi questi organismi non sono pericolosi né in teoria né in pratica. In teoria non c' è alcuna possibilità che nuocciano perché non può essere un gene in più o in meno, oltre alle decine di migliaia che questi esseri già contengono, che li rende pericolosi, a meno che non si introduca di proposito un gene che produce una tossina. In pratica non si è osservato un solo caso di pericolosità, bassa o alta, in tutti questi anni, più di venti, nei quali molte popolazioni si sono nutrite in questa maniera. Il discorso della pericolosità per la salute dell' uomo quindi è escluso completamente. Alcuni d' altra parte invocano una pericolosità per l' ambiente. Certi organismi cioè potrebbero sfuggire al controllo e andare a invadere altri campi o allevamenti. Ciò non è impossibile, ma estremamente improbabile, perché nella competizione con gli organismi «naturali», quelli modificati perdono inevitabilmente. Sono infatti più fragili e meno bilanciati. In tanti anni comunque non si è mai osservato niente del genere in nessuna parte del mondo. Completamente diverso è il discorso dell' utilità, che cambia da Paese a Paese e da economia e economia. Probabilmente oggi noi non abbiamo bisogno di questi organismi, ma occorre considerare che le bocche che mangiano sono sempre di più e le braccia che coltivano sempre di meno. È quindi molto probabile che presto questa diventerà una pressante esigenza anche per il nostro Paese e sarebbe saggio pensarci per tempo, piuttosto che farsi trovare impreparati e dover fare le cose con precipitazione e a costo superiore. Un discorso a parte merito il problema del cosiddetto «tipico». L' Italia eccelle nella produzione e nella commercializzazione del tipico e molti ritengono che ciò sia in contrasto con l' introduzione degli Ogm. È esattamente il contrario: il tipico va protetto e difeso più di altre produzioni e potrebbe essere quindi la soluzione finale, almeno per il nostro Paese, la coniugazione del tipico e degli Ogm. È chiaro comunque che la paura è la peggiore delle consigliere. Occorre, oggi come ieri, essere razionali e pragmatici. RIPRODUZIONE RISERVATA
        Boncinelli Edoardo
        Pagina 28
        (16 marzo 2012) - Corriere della Sera
    Un interessante articolo del Corriere della Sera (25.03.12) riguardo all'intervista al ministro Clini sugli OGM.

    Idee & Opinioni AGRICOLTURA E PIANTE TRANSGENICHE
    Sugli Ogm troppi interessi La ricerca garantisca la sicurezza

    C aro direttore, la confusione sulla questione Ogm (Organismi geneticamente modificati) è cominciata quando il ministro per l' Ambiente, Corrado Clini, in un' intervista pubblicata su questo giornale (15 marzo) ha affermato che «senza l' ingegneria genetica oggi non avremmo alcuni fra i nostri prodotti più tipici». Un' inesattezza che la Coldiretti ha rettificato con prontezza per evitare il rischio che i consumi dei prodotti tipici citati andassero a picco! Il giorno dopo il professor Veronesi ha affermato su un altro quotidiano nazionale che «le moderne biotecnologie sono la naturale evoluzione del progresso avviato dagli agronomi nel secolo scorso con la rivoluzione verde per risolvere il problema del cibo e dell' acqua nel mondo». Per la verità la rivoluzione verde non è stata, come lasciano intuire queste parole, un grande successo: il numero degli affamati è sceso sì a 870 milioni nel periodo iniziale, ma poi è risalito ad oltre un miliardo e cento milioni. Essa ha inoltre portato a un aumento dei costi insostenibile fin dall' inizio in Africa e all' irrimediabile perdita di varietà utilizzate localmente da secoli come fonte di cibo. Lo stesso professor Veronesi ha anche detto che «le piante biotech, essendo più resistenti alle malattie, porteranno anche alla diminuzione dell' uso dei pesticidi; con enormi vantaggi ambientali ed economici, perché per gli agricoltori il costo di protezione dei raccolti sarà molto inferiore». Io non sarei tanto ottimista perché con le modificazioni genetiche le piante agrarie possono essere dotate di resistenza soltanto a qualche agente patogeno. Devono quindi essere trattate come le piante normali con pesticidi per combattere gli altri patogeni cui non sono resistenti. Riguardo poi al risparmio evocato per gli agricoltori, la situazione attuale è che i semi transgenici sono cari perché gravati dalle royalty imposte dalle multinazionali. Sempre per sostenere a spada tratta la causa degli Ogm Veronesi dice anche che «oggi l' insulina è prodotta con un batterio, l' Escherichia coli, in cui è stato inserito il gene che produce l' insulina nell' uomo». Basta il buon senso per capire che utilizzare una sostanza (l' insulina) prodotta da un batterio transgenico, e per di più accuratamente purificata, è cosa del tutto diversa dal consumare tali e quali, come alimenti, piante transgeniche o loro parti. Inoltre, mentre i batteri transgenici vengono mantenuti nei fermentatori chiusi delle aziende farmaceutiche, per le piante transgeniche esiste il rischio concreto che si possano diffondere nell' ambiente attraverso i pollini e i semi trasportati dal vento, dagli insetti, dall' acqua e dagli animali. E poi basta che un agricoltore con qualche seme transgenico infilatosi nei risvolti dei suoi pantaloni se ne vada in aereo all' altro capo del mondo e si rende responsabile inconsapevolmente della contaminazione di un campo a migliaia di km! Ancora, due genetisti di chiara fama, i professori Boncinelli e Buiatti, non concordano sulla possibile nocività degli alimenti da piante transgeniche. Il primo ha sostenuto pochi giorni fa sulle pagine di questo giornale che «in teoria non c' è alcuna possibilità che nuocciano», mentre il secondo è dell' avviso che «l' alto grado di imprevedibilità derivante dal trasferimento di geni tra organismi anche molto diversi l' uno dall' altro, richiede una particolare attenzione». Concordo con il secondo perché la complessità delle interazioni tra i geni è tale che non è possibile oggi prevedere tutti gli effetti che l' introduzione di geni estranei nel genoma di una pianta può determinare a livello della qualità dei prodotti. In questi giorni è stato anche affermato che le piante transgeniche possono contribuire a migliorare la qualità e la tipicità dei prodotti. Vorrei chiarire questo aspetto che mi sta molto a cuore. La qualità che interessa i consumatori dipende da tante caratteristiche, contenuto in nutrienti, sapore e aromi, pool equilibrato di sostanze salutari, il livello più basso possibile di residui di pesticidi. Le piante transgeniche sono forse in grado di migliorare qualcuna di queste caratteristiche ma non la qualità nel suo insieme. Come ho già affermato sulle pagine di questo giornale, non sono contrario alla ricerca sugli Ogm, ma a condizione che sia condotta in modo da garantire assoluta sicurezza, sia davvero indispensabile per l' avanzamento delle nostre conoscenze e sia svincolata da interessi di bottega. Non credo invece che, introducendo oggi in agricoltura le piante transgeniche disponibili si riescano a curare i tanti mali di cui soffre l' agricoltura. Forse si curerebbe qualche sintomo ma non si rimuoverebbero le vere cause, in primo luogo le cattive pratiche agronomiche che privano i terreni della loro fertilità naturale e creano forti squilibri nell' ecosistema agrario. m.giannattasio@libero.it Docente di Alimenti e salute del consumatore all' Università di Padova RIPRODUZIONE RISERVATA

    GIANNATTASIO MATTEO

    Pagina 42
    (25 marzo 2012) - Corriere della Sera

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